La storia della casa
La casa colonica fu costruita ai primi del 1800 nello stile architettonico tipico della costa d’Amalfi dai nostri antenati, i quali vivevano producendo e scambiando i prodotti tipici del territorio con le Comunità vicine (Agerola, Amalfi e Vico Equense). Il trasporto dei prodotti avveniva attraverso i sentieri di montagna della dorsale dei Monti Lattari, che ancora oggi sono percorribili e che offrono scenari mozzafiato come il Sentiero degli Dei.
A queste attività il nostro bisnonno Antonio Cinque aggiunse un frantoio che divenne in breve tempo il più importante del circondario. Nonno Gennaro continuò questa attività con profitto e riuscì ad acquisire altri terreni che oggi costeggiano il Sentiero degli Dei. Instancabile lavoratore, percorreva i sentieri di montagna a piedi o i 1760 scalini che conducono a Positano, trasportando a spalla le fascine di lecci, destinate alla copertura e protezione dei tipici agrumeti a valle, i prodotti della propria terra e quelli dell’allevamento di bovini, suini e pollame.
In particolare la produzione delle uova, nel corso dei tempi, ha dato vita alla cosiddetta “scioccola” gioco di origine araba, che si tiene a Nocelle nel periodo di Pasqua con l’utilizzo di uova fresche che, a fine giornata, vengono utilizzate per una enorme frittata collettiva.
Nel giardino superiore potrete ammirare l’Antica Macina secolare che ricorda la struttura originaria situata all’epoca in una delle Green Rooms e al piano superiore della Villa, nella Blue Room, potrete pernottare nella camera padronale che fu del mio bisnonno prima e del nonno poi.
La villa, in parte ristrutturata dallo zio Antonio, di recente è stata oggetto di un attento lavoro di restauro conservativo che ha esaltato ancora di più le bellezze dei luoghi.
L’antica macina
Il nostro B&B prende il nome dall’Antica Macina delle olive che potete ancora ammirare nel nostro giardino, dopo un sapiente lavoro di rimontaggio grazie ai pezzi custoditi dallo zio Antonio, proprietario della casa, famoso ballerino di Nocelle, deceduto alcuni anni fa.
La ruota e la base della macina costruita con pietra locale, veniva fatta girare da un asino bendato. Intorno alla metà dell’Ottocento l’antica pressa in legno fu sostituita da una macchina in ferro, costruita dalla Pattison di Napoli, una fabbrica fondata dall’ingegnere Giovanni Pattison, ex socio dell’inglese Guppy.
La Pattison, produttrice di navi per la marina militare, si specializzò anche nella produzione di macchine agricole, in particolare per mulini, frantoi e pastifici nei periodi in cui mancavano gli ordinativi militari. Durante questo periodo fu acquistata dalla Pattison la pressa del frantoio del nostro bisnonno Antonio Cinque, il quale macinava le olive di tutto il comprensorio.